Trenta poesie di Menon sulla rivista «Anterem»
13 ottobre 2018
Dopo avere ospitato nel dicembre 2014 (n. 89) le Poesie per James Dashow, la rivista di ricerca letteraria «Anterem» di Verona, una delle più longeve e prestigiose nel panorama italiano, nel dicembre 2017 (n. 95) ha nuovamente accolto i versi del professore-poeta friulano pubblicando trenta inediti risalenti al 1988 con una finissima nota critica di Flavio Ermini che della rivista e delle omonime edizioni veronesi è stato il fondatore ed è il direttore.
Fondata nel 1976 da Ermini e Silvano Martini, «Anterem» è tra i periodici italiani che più profondamente e costantemente hanno indagato il rapporto tra parola poetica e pensiero e che si è adoperata per «strappare la filosofia dai manuali di storiografia e [restituirla] allo splendore del rapporto con il testo poetico e con i bisogni essenziali della vita autentica» rinnovando così «l’esperienza del linguaggio che era in atto all’aurora del pensiero greco, ovvero l’esperienza dell’essere umano in quanto vivente e, insieme, parlante, in quanto essere naturale e, insieme, logico».
I fondatori della rivista si richiamano a Hölderlin e a Sofocle, a Nietzsche, al duo Deleuze-Guattari e a Spinoza («La fantasia tanto è più robusta quanto è più debole il raziocinio»), ma «l’opera su cui esplicitamente fa presa il nome “Anterem” è la Scienza nuova di Giambattista Vico, là dove si legge: “Il più sublime lavoro della poesia è alle cose insensate dare senso, ed è proprietà de’ fanciulli di prendere cose inanimate tra mani e, trastullandosi, favellarvi come se fussero, quelle, persone vive. Questa degnità filologico-filosofica ne appruova che gli uomini del mondo fanciullo, per natura, furono sublimi poeti».