Paolo Fabrizio Iacuzzi su Menon

Ho ricevuto i  materiali del poeta Menon e scusa anzi se non ti ho risposto prima ma è un periodo di grande impegno.
Le ho apprezzate, le sue poesie; fa parte davvero di quella terza generazione di poesia italiana che poi è stata definita impropriamente ermetismo. La vicinanza a Bigongiari e al suo primo libro La figlia di Babilonia del 1942 è impressionante anche per la reciprocità di prosa e poesia.
Dunque credo che faresti bene a pubblicare quelle poesie insieme alle lettere che non son tali ma prose, dove quasi emerge una scrittura alla Antonio Pizzuto, e laddove la lezione futurista mediata da Campana va verso esiti dove certo la poesia pensante e il pensiero poetante, da Leopardi a Heidegger, sono agenti.
Io credo che renderesti un buon servizio al tuo maestro (e a uno dei maestri della poesia del ‘900 tout court) se invece di pubblicare queste poesie  da sè non solo le pubblicassi con le prose, ma accompagnato il tutto da ampia introduzione, da una cronologia della vita e delle opere edite e inedite, per contestualizzarlo. Una tesi di laurea forse sarebbe opportuna, magari con l’università di Udine.
E comunque sia dovresti chiedere contributi a critici a poeti e scrittori in mdo che la sua ricezione fosse contemporanea, miglior modo per sdoganarlo dall'oblio e restituirlo alla storia.

Paolo Fabrizio Iacuzzi

Gian Giacomo Menon nacque nel 1910 a Medea (Gorizia), allora territorio austriaco. Dal 1937 all’anno della morte (2000) ha vissuto e insegnato a Udine.
Pensiero individualista, solipsista, pragmatista, sostenitore della isostenia dei logoi, definiva così i suoi «segnali di vita»: casualità, nudità, paura.

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